L’Associazione Genitori AGe è una realtà dedicata a sostenere le famiglie, promuovendo il dialogo tra genitori, scuole e istituzioni. Fondata con l’obiettivo di creare una rete di supporto e di scambio, AGe offre un’ampia gamma di servizi. Partecipando alle attività dell’associazione, i genitori possono condividere esperienze, acquisire nuove competenze e contribuire attivamente alla crescita armoniosa dei propri figli e della comunità. Ci invia in redazione la seguente lettera.

La crescente pressione sui Presidenti dei Consigli d’Istituto in Italia

Quella di sparare ad alzo zero sui Presidenti dei Consigli d’Istituto sta diventando una triste consuetudine, che rimbalza da un canto all’altro d’Italia con modalità spesso poco ortodosse. Ma alla creatività non c’è mai fine e ciò che è successo in provincia di Verona surclassa alla grande ogni tentativo precedente. “Coloro che da più parti d’Italia si sono rivolti ai nostri esperti perché sfiduciati -precisa la Presidente nazionale dell’Associazione genitori AGe, Claudia Di Pasquale- rappresentano una percentuale minima sul totale degli istituti scolastici, ma ciò non toglie che a livello del singolo caso ci siano situazioni di grande sofferenza personale, per non parlare del danno per l’intera comunità scolastica e per la stessa democrazia, che viene calpestata nei modi più fantasiosi e irrituali”.

Il caso di Verona: sfiducia fuori dalle regole democratiche

Partiamo dagli attori. Un genitore un po’ inesperto ma volenteroso, che desidera svolgere fino in fondo il proprio ruolo di Presidente del Consiglio d’Istituto e un dirigente che non ama interferenze. D’intorno, silenti ma ingombrantissimi, Consiglieri non molto preparati e poco usi ad approfondire le prescrizioni normative. All’inizio tutto pare andare bene, ma poi, ogni giorno di più, il dirigente si indispettisce per l’ingerenza del presidente e il presidente si irrita per i veti, le mancate risposte, i tanti piccoli episodi che interpreta come uno scavalcamento del proprio ruolo. Per non parlare di quella certa sensazione che non tutto sia poi così trasparente e conforme alle regole.

Niente di particolare, si direbbe, senonché un bel giorno, a sorpresa, parte il meccanismo della sfiducia. Sfiducia che, anche se non normata, è una facoltà del Consiglio d’Istituto, in quanto organo che ha eletto il presidente. Ma non può comunque prescindere dal puntuale rispetto delle regole democratiche, come dettagliatamente illustrato da un recente parere del Ministero dell’Interno (n. 16986 del 9.6.2023). Nel parere è espressamente chiarito che “la sfiducia” non può essere prevista per la semplice “rottura di un rapporto fiduciario” con la maggioranza (o con il dirigente). La revoca potrà essere prevista e adottata solo in caso di “persistente violazione dei compiti di garanzia assegnati al presidente o, comunque, alla compromissione del profilo di neutralità”.

I fatti

Il fatto, incredibile ma vero, è il seguente. All’inizio di una seduta di consiglio d’Istituto, in cui tutti i consiglieri erano presenti tranne uno, viene chiesto di leggere una lettera. Non si potrebbe, proprio per quell’assente che non ne è stato informato dall’ordine del giorno, ma trattandosi solo di leggere una lettera -giusto per non incrinare ulteriormente i rapporti- il presidente acconsente. Se ne dà lettura ed emerge che i consiglieri firmatari (tra cui nessuno dei genitori, che non sapevano nulla), gli contestano tutta una serie di ritardi di cui di fatto non è responsabile lui, ma che dipendono in gran parte dalla dirigente, la quale si riduce all’ultimo minuto utile per inviargli le convocazioni da firmare, gli impedisce di aggiungere punti all’ordine del giorno, invia convocazioni senza la sua firma, pretende che un docente supervisioni i verbali del segretario e soprattutto non gli spiega quali siano le scadenze da rispettare e quali le conseguenze.

L’interessato protesta, chiede di parlare, ma la dirigente glielo impedisce e mette direttamente in votazione. Non potrebbe per tutta una serie di motivi che forse lei non conosce o forse sì, però lo fa e la lettera è approvata. Dopo di che la dirigente lascia la lettera al segretario e invita tutti i firmatari a uscire, cosa che questi fanno. Si tratta di una sorta di sanzione disciplinare ma, a differenza di quanto accade per il personale e per gli alunni, al poveretto non è concessa la possibilità di difendersi, come previsto dalla legge 241/90, facendo venire meno anche il diritto alla difesa. Non c’è neppure la notifica dell’avvio del procedimento, perché nell’ordine del giorno, ad arte, non appariva nulla. Insomma, non vi è stata nessuna tutela, né dell’interessato, né dello stato di diritto.

Conclusione

“È incredibile che nella scuola italiana oggi, nel 2024, possano succedere cose del genere – dichiara la Presidente nazionale A.Ge. Claudia Di Pasquale – In ogni caso, a tutela dell’istituzione Scuola e della legittimità del suo operato, ancor prima che del singolo genitore, sarà mia cura interessare i competenti uffici ministeriali, affinché nulla del genere possa più accadere”.