servizio civile universale, protesta precari
servizio civile universale protesta precari

Non si placa la protesta dei precari, soprattutto tra coloro che ‘militano’ da tempo nella scuola vantando anni di esperienza. Il sistema di reclutamento sembra infatti essere strutturato in modo da svecchiare l’ambito scolastico a favore di docenti alle prime armi. L’introduzione dello svolgimento del servizio civile universale tra i titoli di riserva sembra proprio portare in questo senso, garantendo una riserva di posti a chi lo ha portato a termine, a scapito però di insegnanti con un punteggio superiore. Questo succede tanto per il concorso PNRR quanto per le Gps. La denuncia dei precari storici è proprio rivolta verso queste nuove regole che negli ultimi anni il Ministero avrebbe introdotto, non facendo altro che alimentando il precariato già sufficientemente insediato nella scuola.

Servizio civile universale: la questione della riserva di posti

Innanzitutto per poter beneficiare della riserva di posti deve trattarsi del servizio civile universale istituito dalla legge n. 40 del 6 marzo 2017. Il servizio civile precedente (quello che veniva chiamato ‘servizio civile nazionale) non è valido per questa riserva. L’attestazione di cui gli aspiranti devono essere in possesso deve esplicitamente riferirsi alla normativa citata.

Sia per quanto riguarda i concorsi PNRR che le Gps la riserva garantita è pari al 15% dei posti rispettivamente messi a bando o disponibili per le supplenze a tempo determinato. Se la riserva dovesse essere satura e ci saranno altri aspiranti che hanno dichiarato il servizio civile universale non potranno più essere presi in considerazione.

Cosa desta le critiche

Ciò che ha fatto scattare il dubbio che si vogliano favorire i docenti più giovani è proprio una delle condizioni a cui partecipare al servizio civile universale: l’età non può essere superiore ai 28 anni. Anche quindi chi eventualmente fosse interessato a svolgerlo non potrebbe in caso di età superiore. In questo modo docenti giovani ma con punteggio magari basso si ritrovano ad essere privilegiati rispetto ad altri con maggiore esperienza.

L’Indipendente ha definito questo ‘modus operandi’ una ‘trappola‘ per scremare tra i candidati del concorso e tra gli aspiranti supplenti nelle graduatorie. Un modo, quindi, per privilegiare giovani che graveranno meno sul bilancio ministeriale.