Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, lo scorso 30 ottobre, ha elaborato e presentato un rendiconto sociale in merito agli stipendi del personale docente e ATA: ne è emerso che i lavoratori della scuola sono i meno pagati tra i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Questo purtroppo rappresenta una continua criticità del sistema scolastico italiano, a cui nessun governo trova davvero una soluzione. La Gilda degli Insegnanti ha commentato il report dell’INPS: riportiamo qui di seguito il comunicato stampa del sindacato.
A quanto ammontano gli stipendi di docenti e ATA
Nel 2023 i docenti e il personale ATA sono i dipendenti pagati meno nel pubblico impiego: gli stipendi medi, infatti, si attestano sui 96,4 euro lordi medi al giorno per le donne e 97,1 per gli uomini. Una condizione economica inaccettabile, avvalorata da un altro studio, presentato da Ocse Talis, che mostra come gli insegnanti guadagnino in media 29mila euro l’anno, ovvero neanche la metà dei laureati che operano in altri settori. A rendere ancora più evidenti queste disuguaglianze sono gli incrementi stipendiali previsti per i dirigenti scolastici, che negli ultimi anni hanno beneficiato di significativi aumenti, portando a compensi sempre più distanti da quelli dei docenti, con ingiustificabili divari retributivi.
I propositi della Gilda Unams
La Federazione Gilda Unams in virtù delle imminenti trattative contrattuali, ritiene indispensabile correggere tali ingiustizie retributive, che contribuiscono ad un impoverimento del personale della scuola e intende lavorare per un’equiparazione salariale. Ad esempio, riversando tutte le risorse disponibili attualmente distribuite, nella RPD (Retribuzione Professionale Docenti), oltre a separare il contratto per la docenza dagli automatismi del pubblico impiego. Non si può ignorare che l’essenza del sistema educativo risiede nel lavoro quotidiano di docenti e personale scolastico, investire sulla scuola significa garantire dignità e valorizzazione economica, evitando disparità che rischiano di minare la qualità dell’insegnamento.