Stipendi
Stipendi

La disparità retributiva fra docenti e ATA e il resto della PA emerge chiaramente: mentre lo stipendio annuo medio nella Pubblica Amministrazione ammonta a 34.153 euro per 278 giorni lavorativi, gli insegnanti e il personale ATA guadagnano solo 24.667 euro all’anno, come riportano i dati più recenti dell’INPS integrati con il report ISTAT e il Rapporto Semestrale dell’ARAN sulle retribuzioni pubbliche. Il persistente alto tasso di precariato e la mancanza di risorse adeguate hanno causato una diminuzione significativa degli stipendi nel settore dell’istruzione, che risultano essere tra i più bassi della Pubblica Amministrazione.

Stipendi troppo bassi: servono risorse aggiuntive

Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’ANIEF, sottolinea che mentre gli stipendi degli insegnanti sono diminuiti, quelli delle forze armate superano i 47.000 euro annui in media. In vista del prossimo rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), ANIEF chiede al Governo di destinare almeno metà delle risorse necessarie per valorizzare questa professione fondamentale per la società italiana. Sottolinea che la recente legge di bilancio ha introdotto disposizioni che non rispettano pienamente i diritti dei lavoratori, offrendo una somma anticipata per gli aumenti contrattuali che non corrispondono agli arretrati effettivamente dovuti. L’Ufficio Studi Anief ha realizzato degli esempi:

  • un docente della scuola secondaria in classe 9, a dicembre, ha ricevuto un assegno pari a 846,61 euro, ma lo Stato gli deve ancora 3.192,36 euro.
  • un insegnante precario a marzo ha ricevuto un assegno mensile aggiuntivo di 63,78 euro che doveva essere di 142,76, e per il passato l’amministrazione gli deve ancora: 2.334,97 euro.

Diritto a un rimborso significativo?

La scuola paga da tutti i punti di vista il fatto che un dipendente su quattro è precario, remunerato con lo stipendio iniziale fino a quando non viene immesso in ruolo (a volte anche dopo decenni) e nella maggior parte dei casi si ritrova anche con le mensilità estive negate, in violazione di una precisa direttiva dell’Unione europea” (per non parlare dell’anno 2013). “Molti dipendenti pubblici potrebbero scoprire di avere diritto a un rimborso significativo, compreso tra i 2.000 e i 4.000 euro”, scrive il sindacato.