Novità in arrivo per lo studio della storia. In un’intervista rilasciata a ItaliaOggi, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato che i lavori della Commissione di esperti in materia è giunto quasi al termine. Successivamente, seguirà un confronto. Secondo quanto riportato, vi è la volontà di dare più spazio alle civiltà che costituiscono il fondamento della cultura occidentale. Non solo, ma anche alla storia che ha contribuito a costituire l’identità italiana ed europea, al Risorgimento e a quella successiva alla Seconda guerra mondiale.
Revisione delle indicazioni nazionali
Il Ministro ha istituto un gruppo di esperti con l’incarico di rivedere le Indicazioni Nazionali per le discipline umanistiche. In questa cornice si inserisce la riforma della storia. La revisione ha infatti il compito di garantire maggior coerenza negli argomenti trattati, favorendo l’acquisizione di conoscenze e approfondimenti delle basi storiche e culturali occidentali. L’obiettivo è dunque quello di mantenere alta l’attenzione sui contenuti già previsti, ma anche di colmare alcune carenze.
Il dibattito sullo studio della storia a scuola
Sul tema, infatti, sono da tempo accesi vivaci dibattiti. Sono in molti a criticare l’eccessiva focalizzazione su civiltà e su periodi storici molto antichi. Ciò penalizzerebbe la comprensione di fenomeni ed eventi molto più vicini nel tempo e che invece meriterebbero un maggior approfondimento. In particolare, più di qualcuno chiede da anni a gran voce di dare un maggior peso alla storia recente e contemporanea, soprattutto italiana. In tanti casi, infatti, lo studio dei periodi storici si ferma alla Seconda Guerra Mondiale o poco oltre.
I numeri della situazione scolastica
Un sondaggio del portale Skuola.net del giugno 2024 ha evidenziato come la metà dei maturandi avrebbe evitato volentieri di perdere mesi di scuola a studiare la preistoria, preferendo di gran lunga avere maggior conoscenza degli anni ’70 del Novecento. Sempre secondo tale sondaggio, circa il 50% non è riuscito ad andare oltre il secondo conflitto bellico. Anzi, addirittura si stima che il 22% abbia terminato la trattazione anche prima di tale evento. Va però sottolineato che alcuni docenti hanno dedicato momenti in autonomia all’approfondimento di alcuni eventi chiave di stretta attualità , che hanno reso più digeribili le lacune di cui sopra. La riforma dello studio della storia, ad ogni modo, sembra ormai alle porte.