I suicidi tra i docenti sono un problema serio e complesso, in crescita, ma di cui allo stesso tempo si discute poco. A parlarne di recente è un articolo riportato su Lab Parlamento, a cura di Vittorio Lodolo D’Oria. Viene fatto notare, che al contrario di altri Paesi, l’Italia non ha dati nazionali che possano suggerire quanto il fenomeno è presente nella categoria, anche se la cronaca qualche suggerimento lo dà. Dal 2014 al 2023 sono stati registrati 100 suicidi tra insegnanti, con una media di 10 all’anno. Vediamo l’analisi della ricerca.
L’analisi della ricerca sui suicidi di docenti in Italia
La ripartizione geografica degli eventi vede una maggiore concentrazione di suicidi al Sud e Isole (58), seguita dal Nord (23) e dal Centro (19). La suddivisione per genere vede 42 uomini e 58 donne (l’83% del corpo docente è donna) per un’età media di 51 anni, che scende a 48 tra i docenti ancora in attività. Il livello d’insegnamento vede 12 casi nella scuola dell’Infanzia, 29 nella Primaria, 25 nel Superiore di I grado e 34 nel Superiore di II grado. Naturalmente, non è possibile stabilire con certezza che i motivi all’origine dei gesti estremi siano da attribuire a una causa professionale, ma di certo alcuni fattori possono contribuire a questo fenomeno. Tra questi vi sono:
- Pressione professionale: Gli insegnanti spesso affrontano carichi di lavoro elevati, compiti amministrativi, richieste da parte dei genitori e situazioni comportamentali degli studenti che possono causare stress e pressione.
- Salute mentale: La salute mentale è un aspetto critico, e alcuni insegnanti possono soffrire di depressione, ansia o stress cronico a causa delle sfide quotidiane.
- Isolamento sociale: L’isolamento può essere un problema, specialmente quando gli insegnanti si sentono soli nella gestione dei problemi in aula.
- Mancanza di supporto: La mancanza di sostegno da parte delle istituzioni scolastiche o la mancanza di risorse per affrontare situazioni difficili possono essere fattori contribuenti.
Affrontare il problema
Per affrontare questo problema, è essenziale sensibilizzare, promuovere la salute mentale tra gli insegnanti, fornire supporto professionale e ridurre il carico di lavoro e le pressioni eccessive. A tal proposito, lo stesso articolo menzionato sopra fa notare che il tema è stato oggetto di numerose interrogazioni parlamentari che non hanno sortito alcun effetto. Una di queste fu presentata proprio dall’attuale ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Questo fa ben sperare sul fatto che le cose potrebbero cambiare?
Nel 2011 Valditara chiese, tra le altre cose, “che venissero attivate ricerche epidemiologiche al fine di accertare urgentemente l’incidenza delle patologie psichiatriche, il consumo di psicofarmaci, il tasso suicidario della categoria come avviene in Francia”. Ma al momento ancora nulla è stato fatto. Vedremo se nei prossimi mesi qualcosa cambierà e alcune delle proposte, come la creazione di uno “Sportello medico-legale” di supporto (USR o MIM) ai DS per affrontare le tante incombenze medico-legali, verranno accolte.