L’anno scolastico non è iniziato nel migliore dei modi per alcuni docenti che ogni anno potevano contare su una supplenza, anche annuale. Quest’anno invece sono rimasti inoccupati, pur con un punteggio nelle Gps che supera i 100 punti. Nei post e nei commenti che si leggono sui social trapelano delusione, sconforto e arresa. Ma di chi è la colpa? C’è chi continua a puntare il dito contro l’algoritmo, chi contro le riserve e altri ancora contro l’addio delle Mad. Quel che è certo è che qualcosa nel sistema delle nomine andrebbe forse rivisto.
Un Paese spaccato in due: al Sud alcuni docenti stanno pensando di cambiare lavoro
Il precariato non accenna a diminuire, ma ora non si tratta più solo di non avere una stabilità lavorativa. Ciò che quest’anno, più di altri anni, viene lamentato è l’impossibilità di riuscire ad ottenere supplenze da parte di coloro che hanno da sempre lavorato, godendo anche di una posizione favorevole in graduatoria. I post che circolano sul web sono carichi di speranze in una convocazione dalle graduatorie d’istituto che finora non sembra arrivare. E la preoccupazione aumenta anche se siamo solo ai primi giorni di ottobre, perchè, sebbene per tutta la durata dell’anno scolastico possono arrivare supplenze, è ovvio che le possibilità siano maggiori ad inizio anno scolastico.
Le province dove arrivano maggiori messaggi di sconforto sono Napoli e Roma. E ancora una volta siamo di fronte ad un’Italia spaccata in 2. In molte province del Nord si sono esaurite le Gps, le graduatorie d’istituto e si è passati anche all’interpello. La grandezza della città quindi non sembra essere il problema principale.
Il dato certo è che, laddove le supplenze sono un miraggio, maggiori sono i ripensamenti sul proprio futuro lavorativo, lasciando quello che fino ad oggi sembrava essere il più ambìto. “Adoro il mio lavoro ma se fossi tornata indietro avrei scelto altro“; “posso dire addio a questo lavoro che ho tanto amato“. Questi sono solo alcuni dei più significativi messaggi che si leggono, che dovrebbero far riflettere su un sistema di nomine che andrebbe perlomeno aggiustato, se non cambiato in toto.