Lo scorso dicembre con il Decreto interministeriale numero 1563 il Governo ha introdotto un nuovo corso di laurea in Osteopatia, inserendolo tra le Professioni Sanitarie della prevenzione. Successivamente, è stato definito l’ordinamento didattico. Vediamo quali sono le direttive.
Professioni Sanitarie: il nuovo corso di laurea in Osteopatia
Come anticipato poco fa, il mese scorso il Governo ha ufficialmente introdotto fra le Professioni Sanitarie il nuovo corso di laurea in Osteopatia. Un successo per i professionisti del settore, anche se non bisogna dimenticare che tale disciplina non è considerata una pratica medica convenzionale, ma una terapia alternativa di carattere pseudoscientifico.
Per questo motivo, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha precisato che “nell’ambito della professione sanitaria dell’osteopata, il laureato è quel professionista sanitario che svolge interventi di prevenzione e mantenimento della salute attraverso il trattamento osteopatico di disfunzioni somatiche non riconducibili a patologie nell’ambito dell’apparto muscolo scheletrico”. Dal punto di vista pratico, quindi, il laureato in Osteopatia può trattare il paziente solo con approcci e metodi manuali, non invasiti ed esterni.
Esami e materie
Gli studenti che intendono iscriversi ad Osteopatia dovranno seguire lezioni di Storia della Medicina, Bioingegneria, Medicina Fisica e Riabilitativa, Scienze tecniche mediche e applicate, Malattie dell’apparato locomotore, Scienze Infermieristiche e Tecniche neuro-psichiatriche e riabilitative.
“È un traguardo storico per il ROI (Registro Osteopati d’Italia) e per tutti i 12.000 osteopati italiani” ha dichiarato Paola Sciomachen, presidente del ROI. “Il decreto è un passo avanti decisivo verso il pieno riconoscimento della professione osteopatica nel nostro Paese. Un atto con il quale si restituisce fiducia alla categoria e ai cittadini”.