L’inchiesta sulla scuola “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo non si è chiusa: un nuovo scandalo legato ad un uso illecito di fondi PON, infatti, è emerso in queste ultime ore. Oltre alla dirigente scolastica sono indagati docenti, collaboratori e ATA. Di seguito il punto della questione.
Uso illecito di fondi PON nella scuola “Falcone” di Palermo
Ricorderemo tutti l’inchiesta condotta dalla Procura Europea che nell’aprile del 2023 aveva portato all’arresto della dirigente scolastica Daniela Lo Verde, preside conosciuta per le sue battaglie antimafia, e del suo vice Daniele Agosta, indagati per concussione e peculato. Il tutto era partito dalle segnalazioni di un insegnante, secondo la quale nella scuola si faceva un uso illecito di fondi PON: questi erano destinati alla progettazione di attività didattiche mirate all’inclusione e al contrasto della dispersione scolastica, in una realtà così difficile come quella del quartiere Zen. Nello specifico, un anno e mezzo fa Lo Verde e Agosta sono stati accusati di essersi appropriati di cibo e strumentazione multimediale destinati allo svolgimento dei progetti finanziati dall’Europa. L’inchiesta però, non si è conclusa con il loro arresto, e le indagini del gip hanno messo in luce un nuovo scandalo che coinvolge più figure all’interno della scuola.
Nuovo scandalo alla “Falcone”
Sarebbero 13 docenti che si sono appropriati in modo illecito delle somme finanziate da Bruxelles per l’attuazione di progetti che in realtà non si sono mai svolti o solo in parte effettuati. Il provvedimento riguarderebbe circa 20 mila euro, ma non si esclude che questi potrebbero rappresentare soltanto una minima parte rispetto ad una truffa molto più grande.
Fogli presenza che raccoglievano, in anticipo, a volte anche ad inizio anno le firme degli studenti, che nella maggior parte dei casi andavano poi a disertare le attività extracurricolari previste. Attività che erano comunque svolte in minima parte e non per il monte ore previsto dal progetto. I professori, in qualità di esperti o tutor, hanno comunque percepito i compensi previsti. La segnalazione dell’insegnante, che oggi lavora in altra scuola, ha ricevuto conferma da altri colleghi, convocati in presidenza e a cui si è richiesto di raccogliere le firme mancanti degli alunni. Questo uso illecito dei fondi UE provoca tanta amarezza, in chi lavora onestamente e crede nel valore intrinseco dell’istruzione per migliorare il futuro degli studenti più disagiati.