vita da precari
vita da precari

Sono tanti gli aspiranti docenti che, nella speranza di portare avanti la passione dell’insegnamento, abbandonano il lavoro precedente licenziandosi. Entrano così nelle graduatorie assumendo lo status di ‘precari’, che per definizione denota una condizione aleatoria. Può capitare l’anno più fortunato ma possono anche esserci annate in cui, per la propria classe di concorso, non vi siano troppe supplenze. Oppure l’aggiornamento delle graduatorie ha fatto entrare nuovi aspiranti e ci si ritrova scavalcati, occupando una posizione inferiore, con minori possibilità lavorative. Questa è la vita degli insegnanti precari. E testimonianze come queste si leggono quasi quotidianamente sui social.

Precari: c’è chi pensa di abbandonare l’insegnamento

Un post in un gruppo facebook ha destato l’attenzione: “l’anno scorso fui convocato da Gps, così mi licenziai dall’azienda dove lavoravo; ora sono disoccupato“. Una storia, questa, che probabilmente accomuna tanti precari. A questo sfogo ne è seguito un dibattito con commenti soprattutto di vicinanza e solidarietà. Alcuni hanno parlato di errore nel momento in cui il docente ha deciso di licenziarsi dal vecchio lavoro senza avere una sicurezza lavorativa. Altri hanno pure ‘rincarato la dose’ ponendo l’attenzione sulla tragicità della situazione: “non lavoro da giugno, devo inventarmi qualcosa, anche andare a lavorare in un supermercato. Dopo una laurea col massimo dei voti e 11 anni di insegnamento mi trovo in questa situazione critica.” E poi c’è chi pensa ad ‘un piano B’ ma restando sempre nel mondo scolastico, buttandosi nel personale ATA per ampliare gli orizzonti lavorativi.

Non sono mancati anche commenti più incisivi, ritenendo che molti cerchino ‘l’oasi felice’ nella scuola finendo poi col restare disillusi. Quel che è certo è che la problematica del precariato si sta facendo sempre più seria e non accenna a vedere la luce in fondo al tunnel, nonostante si ritenga che si stia lavorando per stabilizzare e arginare questa ‘piaga’ che attanaglia la scuola da troppo tempo, mettendo in realtà sempre più in difficoltà e allo stremo chi si trova nella condizione di precario.